29 / 10 / 2023
Siamo enormemente vuoti noi alpinisti e collezionisti del nulla . Sempre di fretta , sempre di corsa .
Percorriamo mulattiere e sentieri guardando solo dove posiamo i piedi , come se il percorso fosse solo una faccenda fastidiosa da sbrigare velocemente per raggiungere al più presto l’unico obbiettivo importante ….la vetta , la via blasonata , la neve vergine . Quindi basta essere veloci , partire presto , arrivare prima e scendere in tempo. Peccato però che così facendo restiamo prigionieri delle frustrazioni di cui vorremmo liberarci . Ci carichiamo sullo zaino lo stress e il disagio che vorremmo lasciare a valle , invece di assaporare la calma e godersi il momento . Quante volte io stesso ho impiegato poche ore per compiere una salita che vista in un altra ottica , sarebbe potuta diventare una esperienza ben più ampia .
Qualche volta però per fortuna mi ravvedo , come è successo poche settimane fa durante un ritornare nelle Alpi Marittime . Si …. proprio loro , le Alpi del Mare , quelle da dove in una giornata serena e tersa , non sai dove guardare e riesci a vedere contemporaneamente Il Monte Rosa , La Corsica , Torino , le navi attraccare a Genova , la Costa Azzurra e il Monviso.
Sono montagne povere le Marittime , povere inteso come “ poco commerciabili” , ma non povere in sé. Lo sanno bene i valligiani e i Cuneesi in generale , che nutrono un sentimento profondo per le loro cime e le loro valli. E se invece per assurdo la loro “povertà” fosse una ricchezza . Già , perché il parco naturale che le ha in parte difese , ha fatto si che non venissero costruite strutture invasive . Non è possibile portarsi in quota con una funivia per intenderci. Così facendo le grandi masse si auto eliminano e i frequentatori sono di “nicchia” , una “ nicchia “ opposta e distante anni luce a quella della Val Badia e di Cortina , ovviamente , ma questa è un’altra storia.
In un contesto simile , anche le strutture ricettive , i rifugi , non potevano che essere perfettamente inseriti in questa realtà . Negli anni , chi più e chi meno li ho conosciuti tutti e in ognuno ho vissuto esperienze di ospitalità rare in altri luoghi . Nello specifico qualche settimana fa ho fatto ritorno al Rifugio Morelli Buzzi , nel selvaggio vallone del Lourousa , dove avevo già soggiornato altre volte . Questa volta , complice il giorno prima della chiusura e le poche presenze , si è avuto tempo di chiacchierare con Paolo e Marco Giraudo , i gestori di questo piccolo avamposto umano tra tanta natura . Oramai sono diversi anni che sono alla guida di questa struttura e l’hanno plasmata con il loro modo di essere , donandogli un anima e una storia . Nulla di trascendentale , qualche piccola scultura sul percorso e al rifugio per abbellire , qualche lavoro di ammodernamento in un contesto a zero impatto ambientale , una cucina sobria , varia e sostanziosa . Piccolo e gradevole. Loro , sono stati i promotori del progetto di ritornare ad usare i muli per l’approvvigionamento dei rifugi a discapito degli elicotteri . Causa sposata da tutti gli altri rifugi del Parco nel segno di una collaborazione che diventa unione e fonte di sviluppo.
Ma udite bene … il loro punto di forza sono la semplicità e la felicità . Si , proprio così , la felicità di essere li , di essere riusciti nonostante le difficoltà che si rinnovano , a realizzare il proprio sogno, di essere di aiuto ai nostri sogni , di essere i custodi di un paradiso .
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